Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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La morte improvvisa di Marco Pradi ha colpito profondamente non solo magistrati e avvocati, che lo avevano avuto come autorevole interlocutore nel «foro» trentino e in quello altoatesino/sudtirolese, ma anche il mondo politico e culturale più vasto di questa regione. Lo conoscevo da molti anni e ricordo ancora quando, da deputato, partecipavo alle inaugurazioni dell’anno giudiziario alla Corte d’appello di Trento, da lui presieduta. Sapeva sempre combinare l’austerità della cerimonia ufficiale con un tocco di simpatia e di umanità, e aveva anche innovato la prassi, introducendo degli intermezzi di musica classica, per rendere più coinvolgente l’atmosfera solenne di quegli incontri pubblici. Per di più, era visibilmente molto soddisfatto che, con l’introduzione di un’importante innovazione dell’ordinamento giudiziario, il discorso inaugurale, sull’andamento dell’amministrazione della giustizia nel distretto, non fosse più tenuto dal Procuratore generale, massimo rappresentante della pubblica accusa, ma dallo stesso presidente della Corte d’appello, che rappresentava in quel modo la terzietà e l’imparzialità del giudice. Da quando era andato in pensione, nel 2008, si erano moltiplicate invece le occasioni di incontrarlo, insieme all’inseparabile moglie Almut Prettner, in qualche dibattito di carattere storico, politico o culturale, che poteva frequentare liberamente, ormai libero dagli obblighi istituzionali e giudiziari. La notizia della sua morte mi ha toccato tanto più profondamente, perché in queste ultime settimane mi era accaduto di vederlo con una frequenza crescente, nelle occasioni più diverse, sempre con una sua grande attenzione e partecipazione ed, essendo seduti vicini, avendo occasione prima e dopo di scambiare osservazioni e memorie di lunga data. Solo per ricordare gli ultimi incontri trentini, ci eravamo visti il 26 settembre a Palazzo Roccabruna, su iniziativa di Loris Lombardini, al ricordo fatto da Enrico Rizzi di Luigi Zanzi (grande filosofo, storico e cultore della montagna, molto apprezzato anche in Trentino e in Alto Adige e legato particolarmente a Reinhold Messner, sul quale tanto aveva scritto e pubblicato). Anche il giorno dopo, presso la sede della Sat, ci eravamo incrociati: si stava analizzando nuovamente la figura di Luigi Zanzi ed era intervenuto il professor Antonio Padoa Schioppa (fratello del defunto ministro). Si era creato un clima di grande commozione, vista la presenza della figlia e della nipote di Zanzi. Tre giorni dopo, il 30 settembre, Marco Pradi aveva presenziato alla bella «lezione» del professor Carlo Casonato voluta dalla «Scuola Langer» di Trento, nella sede della Fondazione Caritro. Vennero discussi i temi della bioetica e del biodiritto e ne fu entusiasta. Proprio in quella occasione mi ricordò con emozione la sua prima esperienza di giovane magistrato come pretore a Vipiteno/Sterzing, dove aveva conosciuto anche la famiglia di Alexander Langer. Da ultimo, appena una settimana fa, ho rivisto Marco Pradi anche alla Biblioteca civica, dove tre docenti dell’università di Trento (Jens Woelk, Gustavo Corni e Stefani Scherer) illustravano e commentavano la situazione politica della Germania dopo le elezioni del Bundestag del 24 settembre. La sua morte è avvenuta pochi giorni dopo. Rispondendo a un mio messaggio di condoglianze, la moglie mi ha scritto che se ne è andato improvvisamente, in un attimo, senza soffrire. Questa è l’unica consolazione, per un estremo congedo così inatteso, vista la sua straordinaria vivacità e curiosità intellettuale fino agli ultimi istanti. Che la terra sia lieve sopra di lui. Addio Marco Pradi, uomo e magistrato di grande umanità e cultura. Non sarai dimenticato. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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